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DONNE E DEMENZE

Da malattia rara, la Malattia di Alzheimer è divenuta in un secolo una delle 8 principali patologie nel mondo.

Tra i 60 e i 90 anni l'incidenza negli uomini aumenta di due volte, nelle donne di ben 41 volte.

Differenze si riscontrano sia nella risposta al trattamento e nella prognosi che nei fattori di rischio: se nell'uomo essi sono rappresentati da un'aumentata intensità della sostanza bianca periventricolare e da una funzione cognitiva globale più scarsa, nella donna, oltre che dall'età avanzata, dai sintomi clinicamente significativi di depressione e dalla positività ad alleli specifici dell'Apolipoproteina E.

Questi fattori, seppur diversi tra uomo e donna, sarebbero responsabili della progressione da disturbo cognitivo moderato a probabile AD.

Compr Psychiatry. 2015 Oct;62:114-22. doi: 10.1016/j.comppsych.2015.07.002. Epub 2015 Jul 9.

La maggior suscettibilità a questa malattia da parte del sesso femminile è stata principalmente attribuita alla perdita degli ormoni sessuali ovarici durante la menopausa.

Ricerche che ormai risalgono ad una ventina di anni fa, hanno permesso di scoprire il recettore beta per gli estrogeni e hanno anche evidenziato come esso giochi un ruolo fondamentale in un ampio spettro di attività cerebrali dall'età dello sviluppo fino all'età adulta della donna.

Il polimorfismo genetico del recettore beta è stato associato a disturbi cognitivi nonché ad aumento del rischio di AD nella donna.

Il ruolo del recettore beta per gli estrogeni sulla Malattia di Alzheimer sarebbe stato dimostrato attraverso i cambiamenti della patologia in risposta al trattamento con modulatori selettivi del recettore stesso: una pronunciata presenza di placca e gomitoli di sostanza beta-amiloide cui corrisponde un deficit di apprendimento e memoria.

Sono sicuramente necessari futuri studi che valutino le potenziali interferenze tra ciò che esprime il recettore beta e le isoforme genetiche dell'apolipoproteina E (in particolare la ApoE4 di cui, da almeno due decenni, è noto il coinvolgimento nell'aumentato rischio e nell'abbassamento dell'età di comparsa, della Malattia di Alzheimer) nel cervello adulto.

Attualmente lo sviluppo di farmaci specifici è stato basato principalmente su modelli di Malattia di Alzheimer ad insorgenza precoce su base ereditaria (FAD) e hanno per lo più fallito, ciò rende necessario sperimentare nuovi modelli di studio che facciano il punto, invece, sull'eziologia della forma più frequente di AD, quella ad insorgenza in età avanzata e isolata (SAD).

Probabilmente combinando i modelli delle due tipologie si riusciranno ad ottenere migliori risultati

nell'utilizzo sull'uomo dei nuovi farmaci.

Ageing Res Rev. 2015 Aug 22. pii: S1568-1637(15)30014-3. doi: 10.1016/j.arr.2015.08.001. [Epub ahead of print]

L'uso della terapia ormonale estrogenica come protezione dal declino cognitivo e dalla Malattia di Alzheimer è controverso, benchè molti dati supportino tale terapia (a base di 17 β - estradiolo preferibilmente coniugato con estrogeni di origine equina) quando iniziata a ridosso dell'inizio della menopausa.

La terapia ormonale continuativa sembra proteggere la sfera cognitiva di donne con più alto rischio per la malattia di Alzheimer (parenti di primo grado con AD) quando iniziata precocemente nella menopausa.

Am J Geriatr Psychiatry.2015 May 21. pii: S1064-7481(15)00169-4. doi: 10.1016/j.jagp.2015.05.009. [Epub ahead of print]