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L’influenza del gender sugli effetti dell’aspirina nella prevenzione dell’infarto del miocardio - BMC Medicine 2007; 5: 29

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L’importanza dell’uso dell’aspirina non viene certo messo in discussione, ma vi sono delle evidenze sulla variabilità degli effetti dell’aspirina nella riduzione del rischio di infarto del miocardio (Ann Intern Med 2002; 136:161-72). Vi è una evidenza emergente che indica che le donne hanno un rischio aumentato di mostrare resistenza all’azione dell’aspirina rispetto agli uomini (Am j Cardiol 2001, 88:230-35). Vi è altresì da sottolineare che le donne che sviluppano aterosclerosi sono più anziane, hanno una maggiore comorbidità e patologie più impegnative al momento della diagnosi, tutto questo potrebbe interferire con le azioni dell’aspirina (Am j Cardiol 2001, 88:230-35). Il gender potrebbe essere un potenziale fattore di spiegazione di tale variabilità. Lo scopo di questo studio è stato proprio quello di determinare l’effetto del gender sull’efficacia dell’aspirina sull’infarto del miocardio fatale e non fatale in alcuni trials. I trials studiati (Circulation 1980, 62: 449-61; JAMA 1980, 243: 661-69; Circulation 1980, 62:V59-62; Stroke 1987, 18:325-334; NEJM 1989, 321: 129-35; Lancet 1990, 336: 827-30; Lancet 1991, 338: 1345-49; Circulation 1991, 84: 527-39; JAMA 1992, 268: 1292-1300; Lancet 1993, 342: 1255-62; Lancet 1998, 351: 233-241; Circulation 1980, 62: V63-V72; NEJM 1985, 313: 1369-75; Ann Intern Med 1995, 123: 649-655, Lancet 2001, 357: 89-95, Br Med J 1974, 1: 436-440; Lancet 1979, 2: 1313-15, J Neurol Neurosurg psychiatry 1991, 54: 1044-54; Lancet 1998, 351: 1755-62; Lancet 1992, 340: 1421-25; NEJM 1983, 309: 396-403; NEJM 2005, 352: 1293-1304; Stroke 1983, 14: 15-22) sono stati identificati usando il database elettronico PUBMED, partendo come ricerca dal 1966 all’ottobre 1996, cercando gli studi randomizzati placebo-controllati che valutavano l’efficacia della terapia con aspirina sull’infarto del miocardio.

 

I trials selezionati sono stati 23 (n = 113.494, 49.3% uomini). L’aspirina comparata al placebo ha ridotto il rischio di infarto del miocardio non fatale (RR = 0.72; p < 0.001) ma non di infarto fatale (RR = 0.88; p = 0.120). La terapia con aspirina ha ridotto significativamente l’end point combinato di infarto del miocardio fatale e non fatale (RR = 0.79; p < 0.001). Un totale del 27% della variazione nei risultati degli infarti del miocardio non fatale potrebbe essere spiegato dal gender mix dei trials (p = 0.017). I trials che hanno reclutato prevalentemente uomini hanno dimostrato una riduzione di rischio più grande negli infarti non fatali (RR = 0.62), mentre i trials che hanno reclutato prevalentemente le donne non hanno dimostrato una riduzione significativa del rischio negli infarti non fatali (RR = 0.87). Questi dati supportono il concetto che le donne potrebbero essere meno responsive all’aspirina rispetto agli uomini. Ma il perché l’aspirina dovrebbe essere meno efficace nel ridurre il rischio di infarto nelle donne resta un mistero. Dati recenti indicano che le donne sono più resistenti all’aspirina rispetto agli uomini; ci sono anche dei dati emergenti che evidenziano differenze strutturali e fisiologiche nelle coronarie tra uomini e donne (le donne hanno coronarie più piccole, sono generalmente più rigide a causa di un’aumentata deposizione di tessuto fibrotico) e quando le donne sviluppano aterosclerosi, le loro lesioni sono generalmente più diffuse ed estese rispetto a quello osservate negli uomini. Gli autori per correttezza evidenziano anche i limiti di questo studio: 1) non hanno avuto la possibilità di accedere ai dati primari; 2) non hanno potuto determinare l’influenza degli altri fattori di rischio che potrebbero essere associati alla resistenza all’aspirina; 3) non hanno potuto determinare il meccanismo attraverso il quale il gender modifica l’efficacia dell’aspirina per gli infarti.